- Le tappe
Tappa | Distanza | D+/D- |
Kimche – Kimrong | 8,85 km | +650/-490 |
Kimrong – Lower Sinuwa | 6,69 km | +680/-440 |
Lower Sinuwa – Dovan | 7,24 km | +620/-170 |
Dovan – Deurali | 5,03 km | +680/-20 |
Deurali – ABC | 6,79 km | +930/-0 |
ABC – Himalaya | 8,8 km | +10/-1240 |
Himalaya – Chhomrong | 12,8 km | +500/-1100 |
Chhomrong – Siwai | 12,8 km | +610/-1440 |

Solitamente, l’ABC Trek viene completato in 7-10 giorni con la possibilità di aggiungere la deviazione A/R per Poon Hill.
Noi abbiamo diviso il trekking in più tappe rispetto alla suddivisione classica che propongono le agenzie o le guide locali.
Il lato positivo di questo trek è che offre la possibilità di unire e modellare le tappe in base al proprio allenamento e alle proprie esigenze.
- Tappa 1: Kimche (1650 m) – Kimrong (1810 m)

Il primo checkpoint dell’ACAP è a Birethanti, scenderà l’autista a convalidare i permessi dopo averli raccolti, poi si proseguirà sempre in bus. Noi volevamo scendere qui e iniziare già il percorso a piedi, ma guide locali ci hanno consigliato di scendere a Ghandruk perché la strada è molto trafficata da bus e jeep e non è piacevole, oltre ad essere potenzialmente pericolosa.
Primo giorno di trekking: il bus (LINK) ci ha lasciato a Kimche, poco prima di orario pranzo. L’inizio del sentiero è facilmente individuabile per la presenza di diversi portatori che vi offriranno i loro servizi (questa è l’ultima occasione per pensarci). La nostra SIM locale Ncell non avrà campo in montagna quindi attiviamo subito le nostre coordinate GPS scaricate in anticipo e le useremo per tutto il cammino insieme alla carta geografica per orientarci. La strada inizia con scalini in salita e subito veniamo catapultati in questa nuova dimensione del viaggio. Namaste! Le persone iniziano a salutare, vediamo i primi templi, i primi terrazzamenti, i primi locali che trasportano carichi disumani di cibo, acqua, pietre e si legano le ceste con delle fasce avvolte alla fronte. Dal Vietnam all’India, fino in Nepal, una delle cose che ci ha sconvolto di più è il peso che le persone portano in testa: può arrivare a pesare fino a 30kg. In India abbiamo osservato come questi head loaders usassero un anello di stoffa o un panno per stabilizzare il carico, ma questo metodo di legarlo in fronte con una fascia è del tutto nuovo, mai visto prima. Purtroppo, oggi è una giornata parecchio nuvolosa: il cielo è coperto e non riusciamo a vedere molto. La prima tappa è abbastanza semplice, ma le gambe ancora si devono abituare alla fatica e agli scalini. Proseguendo sempre dritto da Kimche si raggiunge Ghandruk: un villaggio arroccato sulle pendici dell’Himalaya a 1940 m, abitato ancora oggi dalla tribù nepalese dei Gurung. Da Ghandruk si prosegue per circa 1 ora in salita fino a Komrong dove noi ci siamo fermati per pranzo. Qui ci sono alcune strutture dove poter alloggiare e mangiare qualcosa. Per oggi abbiamo con noi il pranzo al sacco preso a Pokhara: Veg Kathi Roll e Aloo Paratha. A questo punto si può scegliere se proseguire in direzione Kimrong andando a sinistra o proseguire a destra per Jhinudanda. Noi abbiamo scelto di proseguire a sinistra e lasciare Jhinudanda al ritorno dall’ABC, sia perché in caso di bisogno da lì partono le jeep e sia per la presenza di sorgenti termali per riposarsi a fine trekking. Da Komrong si ridiscende in mezzo al bosco fino al letto del fiume e si risale dalla parte opposta fino al piccolo villaggio di Kimrong. Qui si trova solo una manciata di alloggi, ma causa pioggia e orario decidiamo di fermarci comunque. Ci siamo solo noi in tutto il villaggio.
- Tappa 2: Kimrong (1810 m) – Lower Sinuwa (2050 m)

Partiamo la mattina presto, ma anche oggi è nuvoloso, finalmente iniziamo a incontrare i primi trekkers, quasi tutti accompagnati da guida e portatore. Dopo una lunga serie di scalini raggiungiamo Chomrong (2170 m), il villaggio più autentico e più faticoso del percorso: all’andata presenta una lunghissima scalinata in discesa che al ritorno sarà tutta in salita. Da qui è possibile ammirare la catena dell’Himalaya tra cui L’Annapurna e il Machapuchare. A Chomrong (non abbiamo capito perché) ci sono tantissime “German Bakery”, oltre a ristoranti, hotel e negozi di abbigliamento. Si trovano scuole, negozi e case abitate tutto l’anno, infatti, è l’ultimo centro abitato del sentiero. Scendendo per la scalinata si incontra una stupa e un tempio in cui è possibile fare un’offerta e girare le ruote di preghiera. Subito dopo, è presente l’unico check point del cammino, al quale presentare i propri permessi e continuare il percorso. Da qui si ripasserà nuovamente a fine cammino per fare il check out. Durante questo tratto, lungo il sentiero, si incontreranno campi coltivati con bufali al pascolo o che trainano aratri e uomini che coltivano la terra, donne che trasportano carichi di frutta e verdura. A metà tappa si raggiunge un altro piccolo villaggio chiamato Tilche, dopo aver oltrepassato il primo ponte tibetano. Da qui ricomincia la strada tutta in salita che conduce a Lower Sinuwa, dove trascorreremo la notte.
- Tappa 3: Lower Sinuwa (2050 m) – Dovan (2500 m)
La terza tappa attraversa fitte foreste di bambù, felci giganti e rododendri: qui la luce filtra appena e l’atmosfera è mistica e silenziosa. Il sentiero è umido e può essere scivoloso dopo piogge recenti. La parte più difficile è la salita per raggiungere Bamboo: in questo tratto è possibile avvistare le scimmie Langur. Si prosegue con una semplice salita graduale nel bosco con il suono del fiume Modi Khola in sottofondo, ad ogni passo sempre più vicino. Si attraversano piccoli ponti di legno, ruscelli e zone rocciose.
Poco prima di arrivare a Dovan, finalmente, il cielo si è aperto e siamo riusciti a scorgere per la prima volta il Machapuchare sullo sfondo.
Il monte Machapuchare, alto 6.993 m (chiamato anche Fish Tail per la sua somiglianza a una “coda di pesce”) è considerato sacro dagli abitanti locali perché dimora del dio Shiva. Proprio per la sua sacralità, non è mai stato ufficialmente scalato fino alla vetta. L’unica spedizione autorizzata, negli anni ’50, si fermò pochi metri sotto la cima per rispetto verso le credenze locali. Da allora, il governo nepalese ha vietato ogni arrampicata su questa montagna.
Concludiamo questa tappa con un’immagine che ci commuove ancora di più della vista dei monti himalayani, qualcosa che non avremmo mai ritenuto possibile. Un signore non vedente accompagnato da una guida di ritorno dal Campo Base. Ci siamo soffermati molto su quest’immagine e ci siamo fatti molte domande. Siamo partiti per questo cammino con l’idea di vedere l’Annapurna, di osservare con gli occhi la natura che ci circonda, di essere tristi se il cielo è coperto e ci nasconde le vette e di essere felici quando dopo tanto camminare una di queste spunta all’orizzonte. Forse la gioia più grande che regala il cammino è il semplice camminare, vivere ogni passo con attenzione ai suoni, agli odori e ai colori che ti circondano. Solo in questo modo è capace di regalarti sensazioni ed emozioni indimenticabili.
- Tappa 4: Dovan (2500) – Deurali (3200)

Questa è una delle tappe più belle e suggestive di tutto il trekking e segna un cambiamento importante in termini di altitudine, atmosfera e ambiente. Il paesaggio si apre progressivamente diventando sempre più alpino: gli alberi si fanno più radi e le montagne iniziano a dominare l’orizzonte. Poco dopo esserci messi in cammino raggiungiamo il tempio di Baraha con alle spalle una cascata: il luogo è tranquillo e ci fermiamo a scattare qualche foto. Il cartello lungo il sentiero ci avvisa che da questo punto in poi non è più possibile portare o consumare carne. Superato il tempio, inizia una lunga scalinata che ci mette alla prova e ci porta fino a Himalaya. Seguendo il corso del fiume Modi Khola, camminando per lunghi tratti dentro una gola stretta con alte pareti su entrambi i lati, salendo fino a Hinku Cave, una terrazza panoramica sulle montagne circostanti che si trova a pochi passi da Deurali dove passeremo la notte. Cerchiamo di andare a passo spedito poiché da qui fino all’MBC, aumenta il rischio valanghe (il tratto più esposto è dopo Deurali). Infatti, il percorso viene deviato verso il letto del fiume a causa di valanghe già presenti nel tratto originale, che verrà ripreso solo poco prima di Deurali.
- Tappa 5: Deurali (3200) – ABC (4130)
Oggi è il grande giorno: arriveremo all’ABC in circa 4-5 ore di cammino. Siamo agitati e carichi di aspettative perché la meta è vicina e ancora non ci sembra vero. Anche se manca poco non bisogna abbassare la guardia perché questa è una tappa impegnativa per l’altitudine e il dislivello (circa +900 m), anche se tecnicamente è abbastanza semplice.
👉 È possibile avere il fiatone e avvertire alcuni sintomi lievi di AMS, per cui vi consigliamo di andare con calma e bere molto.
In questo tratto il sentiero è esposto, può esserci neve anche in primavera o autunno: nel nostro caso si era sciolta proprio qualche giorno prima. Si attraversano tratte di morene, boschi, laghi e aree colpite da valanghe. Dopo circa 2 ore di cammino si raggiunge il Machapuchare Base Camp (MBC) a 3700 m, dove fermarsi per un tè. Da qui il paesaggio si apre in una valle glaciale con continuo saliscendi e in altre 2 ore di cammino, improvvisamente siamo arrivati a destinazione.
L’ABC si trova in un anfiteatro naturale circondato da vette che superano i 6000 e 7000 m. Oltre all’Annapurna I – la decima montagna più alta del mondo -, si possono ammirare: il Machapuchare (6993 m), l’Hiunchuli (6441 m), l’Annapurna Sud (7219 m), Gangapurna (7455 m), Tent Peak (5695 m) e Singu Chuli (6501 m).
Ogni nostra fatica è stata ripagata quando ci siamo ritrovati al cospetto di questi giganti: abbiamo immaginato e sognato tante volte questo momento, ma essere qui è più speciale di ogni nostra immaginazione. Ci siamo sentiti piccolissimi, ma fortemente connessi a tutto il mondo attorno.
Ci abbiamo provato diverse volte, ma ci siamo resi conto che ci mancano le parole per descrivere l’immensità di questi paesaggi e la nostra emozione di essere qui. La felicità di essere saliti assieme contando solo sulle nostre forze e di essere andati avanti nonostante le ginocchia doloranti, la mancanza di allenamento, le piogge pomeridiane e gli zaini, come sempre, troppo pesanti.
Dopo 9 mesi in viaggio ancora non siamo bravi a fare uno zaino leggero, ma osservando i signori nepalesi che trasportano quotidianamente ceste di vimini legate alla testa contenti kg di merci, il peso si ridimensiona.
Dopo 9 mesi in viaggio ci siamo resi conto di quanto ci mancasse il semplice camminare in mezzo alla natura.
- Tappa 6: ABC (4130) – Himalaya (2900)

Lasciamo il Campo Base con calma dopo aver ammirato l’Annapurna I completamente scoperta da nuvole: il corpo scende, ma il cuore resta lì.
Abbandonare le montagne e rimettersi in cammino per il ritorno, è sempre un momento malinconico, perché quando si è tra le montagne si instaura una forte connessione con la natura che si fa fatica a spezzare.
Oltre alla difficoltà mentale, c’è anche la difficoltà tangibile del dislivello in discesa che ci aspetta.
Fino a Dovan, salvo qualche saliscendi trascurabile, la strada sarà tutta in discesa.
Siccome questo non è un sentiero ad anello, il ritorno sarà sulla stessa strada dell’andata, ma con una percezione diversa: abbandoniamo l’obiettivo e le aspettative e facciamo spazio alla gratitudine e all’assimilazione. Scendere sugli stessi passi è un po’ come prendere consapevolezza di ciò che si è vissuto e chiudere un cerchio.
👉 Alcune persone scelgono di tirare dritto fino a Chhomrong in una sola tappa, ma per non uccidere le ginocchia noi vi consigliamo di suddividere il ritorno in almeno 2/3 giorni e di usare assolutamente i bastoncini da trekking per scendere perché vi aiuteranno molto.
Anche se abbiamo suddiviso il ritorno in più giorni come vi abbiamo appena consigliato, Martina ha avuto un problema al ginocchio e in questo momento di difficoltà ci siamo resi conto dell’accoglienza nepalese di cui tutti parlano. Il proprietario della tea house le ha donato il proprio bastone da passeggio e una ragazza le ha regalato medicinali come crema per dolori muscolari e antinfiammatori. Ci siamo fermati un giorno a Himalaya per riposarci: un piccolo insediamento con 4 tea house circondato da alte pareti rocciose e spesso avvolto nella nebbia.
- Tappa 7: Himalaya (2900) – Chhomrong (2300)

Questa tappa è una delle più impegnative a livello muscolare, con un lungo saliscendi che si fa sentire tutto sulle gambe. Il sentiero è inizialmente in discesa, a tratti ripido e scivoloso e bisogna are attenzione ai gradoni di pietra. Superati Dovan e Bamboo, si rientra lentamente in un ambiente più verde, quasi giungla: felci giganti, suoni d’acqua e di uccelli. È un tratto bellissimo e ombreggiato. Dopo Sinuwa comincia l’ultima grande salita del cammino su ripidi scalini di pietra che porta dritta fino a Chhomrong. Questa volta a Chhomrong il cielo è completamente scoperto e abbiamo la possibilità di fare l’ultimo saluto all’Annapurna e al Fish Tail dalla camera del nostro confortevole Lodge.
- Tappa 8: Chhmrong (2300) – Siwai (1470)

Al nostro risveglio non può mancare l’ultimo set breakfast con Gurung bread e milk tea.
Partiamo alle prime luci del giorno perché l’obiettivo di oggi è rientrare a Pokhara.
Questa è la tappa dei pensieri che si sciolgono: pian piano stiamo tornando alla realtà e c’è già un po’ di malinconia per questo ritmo lento, fatto di natura e passi. Dopo qualche metro di cammino ripassiamo dal check point per fare il check out (l’ultimo definitivo che segna l’uscita dall’area lo farà nuovamente l’autista a Birethanti). Un’ultima discesa imponente conduce a Jinhudanda, tra campi terrazzati e case in pietra. Dopo aver attraversato il lungo ponte sospeso che segna la fine del villaggio, il sentiero si fa più dolce e si abbassa progressivamente di quota. Il villaggio di Jinhudanda è noto per le famose sorgenti termali, raggiungibili con una breve deviazione. Da qui si può prendere la jeep per Ghandruk a 2000 NPR (diviso per il numero di passeggeri, massimo 6) e poi prenderne una seconda per Pokhara. La cifra richiesta per quel piccolo spostamento ci sembrava eccessiva, così abbiamo deciso di proseguire a piedi nella strada percorsa dalle jeep. In un primo momento, ci siamo pentiti perché la strada è stata tutta sotto il sole e a tratti impegnativa, ma poi la vita ci ha regalato un incontro inaspettato: un gruppo di donne del villaggio è uscito di casa e ha percorso tutta la strada fino a Siwai assieme a noi. Noi con zaino da trekking e scarponi da montagna, loro armate di ciabatte, crocs e ombrelli. Se non fosse stato per la loro guida probabilmente non saremmo arrivati al punto giusto perché la strada era bloccata da lavori in corso e non sembrava possibile proseguire. Arrivati a Siwai, tra i motori e la polvere della strada, abbiamo atteso il bus che ci ha portati a Pokhara per 400 NPR a persona.
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