Girovagamondi

Itinerario completo per il trekking al Campo Base dell’Annapurna

Lorenzo e Martina del progetto Giro.vagamondi al Campo Base dell'Annapurna

In questo articolo vi presentiamo il nostro itinerario completo del trekking al Campo Base dell’Annapurna, con tutte le tappe giorno per giorno. Questo percorso escursionistico, conosciuto anche come Annapurna Base Camp Trek (ABC Trek), conduce nel cuore della catena dell’Annapurna, tra foreste, villaggi tradizionali e maestose montagne himalayane. Il tragitto è lungo circa 70 chilometri e viene solitamente suddiviso in 7-10 giorni, con la possibilità di aggiungere una deviazione andata e ritorno per Poon Hill. Il vantaggio di questo trekking è che offre la possibilità di unire e modellare le tappe in base al proprio allenamento e alle proprie esigenze.

Itinerario completo: le tappe

Tappa Distanza D+/D-
Kimche – Kimrong 8,85 km +650/-490
Kimrong – Lower Sinuwa 6,69 km +680/-440
Lower Sinuwa – Dovan 7,24 km +620/-170
Dovan – Deurali 5,03 km +680/-20
Deurali – ABC 6,79 km +930/-0
ABC – Himalaya 8,8 km +10/-1240
Himalaya – Chhomrong 12,8 km +500/-1100
Chhomrong – Siwai 12,8 km +610/-1440

Tappa 1: Kimche (1650m) – Kimrong (1810m)

Il primo checkpoint dell’ACAP (Annapurna Conservation Area Project) si trova a Birethanti. Qui l’autista del bus raccoglie tutti i permessi dei passeggeri e scende a convalidarli. Una volta completato il controllo, si prosegue in bus lungo la strada principale.
Inizialmente avevamo pensato di scendere proprio a Birethanti per cominciare il trekking a piedi, ma alcune guide locali ci hanno sconsigliato questa scelta: il tratto fino a Ghandruk è infatti molto trafficato da jeep e autobus, poco piacevole da percorrere a piedi e in alcuni punti anche pericoloso. Per questo motivo abbiamo deciso di proseguire in bus fino a Ghandruk (o meglio, fino a Kimche, qualche chilometro prima), punto di partenza ideale per iniziare il nostro trekking verso l’Annapurna Base Camp.

Il nostro bus ci lascia a Kimche poco prima dell’ora di pranzo. L’inizio del sentiero è facilmente riconoscibile: diversi portatori si offrono per aiutare i trekkers con i bagagli (questa è l’ultima occasione per pensarci, perché più avanti sarà difficile trovarne). Noi abbiamo deciso di fare il cammino in autonomia. Se vuoi programmare il tuo trekking, puoi leggere i nostri articoli dedicati: Trekking al Campo Base dell’Annapurna in autonomia e Preparare lo zaino per un trekking in Nepal.

La nostra SIM locale Ncell non avrà campo per gran parte del trekking, quindi attiviamo subito le nostre coordinate GPS scaricate in anticipo e ci affidiamo a quelle, insieme alla carta geografica, per orientarci lungo il cammino.

Il sentiero parte subito in salita, con una lunga scalinata di pietra che ci catapulta immediatamente in una nuova dimensione del viaggio. Namaste! — le persone del posto ci salutano con sorrisi gentili, e nel giro di pochi minuti ci troviamo circondati da campi terrazzati, piccoli templi e abitanti dei villaggi che trasportano carichi impressionanti di cibo, acqua e pietre.

Dal Vietnam all’India, e ora in Nepal, una delle cose che ci colpisce sempre è la forza delle persone e la quantità di peso che riescono a portare sulla testa: il carico può arrivare a pesare oltre 30 kg. Qui, però, notiamo una differenza curiosa: mentre in India gli head loaders usano un panno o un anello di stoffa per stabilizzare il carico sulla testa, in Nepal lo fissano con una fascia sulla fronte. È un metodo nuovo per noi, e sembra incredibilmente efficace.

Purtroppo la giornata è piuttosto nuvolosa: il cielo è coperto e le montagne rimangono nascoste. Proseguendo sempre dritto, si raggiunge Ghandruk: un piccolo villaggio arroccato sulle pendici dell’Himalaya a 1940 m, abitato ancora oggi dalla tribù nepalese dei Gurung. Da qui si continua in salita per circa un’ora fino a Komrong, dove decidiamo di fermarci per un pranzo veloce. Lungo il percorso si incontrano lodges, tea house e piccoli ristorantini dove è possibile mangiare o pernottare. Noi ci arrangiamo con degli snack acquistati a Pokhara: veg kathi roll e aloo paratha!

Dal villaggio di Komrong si può scegliere se proseguire a sinistra verso Kimrong o a destra per Jhinudanda. Decidiamo di scendere a sinistra, lasciando Jhinudanda per il ritorno dal Campo Base. In caso di necessità, infatti, da Jhinudanda partono le jeep per rientrare a Pokhara, e nelle vicinanze ci sono anche sorgenti termali naturali, perfette per rilassarsi a fine trekking. Da Komrong si scende nel bosco fino al letto del fiume, per poi risalire lungo il versante opposto fino al piccolo villaggio di Kimrong. Qui ci sono solo pochi alloggi semplici, ma a causa della pioggia e dell’ora ormai tarda, decidiamo di fermarci per la notte. La prima tappa è stata abbastanza semplice, ma le gambe ancora si devono abituare alla fatica e agli scalini. Il villaggio è deserto, ci siamo solo noi e il proprietario della nostra guesthouse: un silenzio incredibile, interrotto soltanto dal rumore del fiume e dalla pioggia che cade sulle lamiere.

Villaggio di Kimrong lungo l'ABC Trek

Lungo il percorso per l’ABC si può pernottare nelle tea house: strutture gestite da famiglie locali, che offrono camere semplici senza riscaldamento, pasti caldi e un’atmosfera accogliente. Salendo di quota, i servizi diventano più essenziali e i prezzi leggermente più alti. Si può scegliere tra camera privata o dormitorio misto. Solitamente le stanze sono composte da letti singoli con coperte, un comodino e una piccola luce. I bagni sono in comune, situati all’esterno.

Ordiniamo due zuppe calde di noodles con verdure e andiamo a dormire, buona notte!

KimrongKimrung Guest House & Restaurant +9779842273223

Tappa 2: Kimrong (1810m) – Lower Sinuwa (2050m)

Partiamo di buon mattino, anche se il cielo è ancora coperto e le montagne restano nascoste dietro le nuvole. Finalmente iniziamo a incontrare i primi trekkers lungo il sentiero, quasi tutti accompagnati da guida e portatore.

Dopo una lunga serie di scalini raggiungiamo Chhomrong (2170 m), uno dei villaggi più caratteristici dell’intero percorso – e anche uno dei più faticosi. All’andata bisogna affrontare una lunghissima scalinata in discesa che, al ritorno, diventa una salita infinita e impegnativa.

Da Chhomrong, con il cielo limpido, si può ammirare un panorama pazzesco: la catena dell’Himalaya si apre davanti agli occhi, con le vette dell’Annapurna e del Machapuchare.

Curiosamente (non abbiamo capito perché), qui si trovano alcune “German Bakery”, oltre a numerosi ristoranti, hotel e piccoli negozi. Chhomrong è un vero e proprio villaggio abitato tutto l’anno, con scuole, negozi e abitazioni stabili: è infatti l’ultimo centro abitato permanente del trekking verso l’ABC.

Scendendo lungo la grande scalinata si incontra una stupa e un piccolo tempio buddhista, dove è possibile fermarsi per un’offerta e girare le ruote di preghiera.

Stupa buddista del villaggio Chhomrong lungo l'ABC Trek

Poco più avanti si trova l’unico checkpoint ufficiale del percorso, dove bisogna mostrare i propri permessi per proseguire. Sarà necessario ripassare di qui anche al ritorno per il check-out.

Lungo il cammino, la vita rurale del Nepal si mostra in tutta la sua autenticità: campi coltivati, bufali al pascolo o che trainano aratri, uomini al lavoro nei campi e donne che trasportano grandi ceste di frutta e verdura legate con la fascia sulla fronte. Che meraviglia poter camminare in questo scenario, siamo davvero fortunati!

A metà tappa si raggiunge un piccolo villaggio chiamato Tilche, dopo aver attraversato il primo ponte tibetano del trekking – uno di quei momenti che non dimenticheremo mai, per l’adrenalina (e la paura)! Ne incontreremo ameno altri dieci lungo il percorso, tutti diversi tra loro, sospesi su fiumi o gole profonde.

Ponte tibetano e campi terrazzati lungo l'ABC Trek in Nepal

Da qui inizia una nuova e costante salita che conduce fino a Lower Sinuwa, dove decidiamo di fermarci per la notte.

Lower SinuwaHotel Himal & Restaurant +9779867060232

Tappa 3: Lower Sinuwa (2050m) – Dovan (2500m)

La terza tappa attraversa fitte foreste di bambù, felci giganti e alberi di rododendro. Qui la luce filtra appena tra le fronde, creando un’atmosfera mistica e silenziosa. Il sentiero è umido e, dopo le piogge, può diventare scivoloso, quindi è bene procedere con attenzione.

La parte più impegnativa è la salita che conduce a Bamboo, ma la bellezza del paesaggio compensa la fatica. In questo tratto è possibile avvistare le scimmie Langur, con il loro mantello argentato e il viso nero, che si muovono agili tra gli alberi. Si prosegue con una salita graduale nel cuore della foresta, accompagnati dal suono del fiume Modi Khola, che scorre nella valle sottostante. Il percorso attraversa piccoli ponti di legno, ruscelli e tratti rocciosi.

Poco prima di arrivare a Dovan, finalmente, il cielo si apre completamente e per la prima volta riusciamo a scorgere sullo sfondo la maestosa silhouette del Machapuchare.

Il monte Machapuchare, alto 6.993 m, che significa letteralmente coda di pesce”, prende il nome proprio dalla sua forma: due creste simmetriche che si uniscono al vertice creando la sagoma di una coda di pesce vista di profilo. Da qui il suo nome inglese, Fishtail Mountain. Oltre alla forma spettacolare, il Machapuchare è considerato una montagna sacra: secondo la tradizione hindu, è la dimora del dio Shiva, una delle divinità più importanti del pantheon indù. Si dice che Shiva mediti proprio sulla sua vetta, e per questo la montagna è inviolabile e mai scalata. L’unica spedizione autorizzata, negli anni Cinquanta, si fermò a pochi metri dalla cima per rispetto verso le credenze locali. Da allora, il governo nepalese ha vietato ogni arrampicata su questa montagna.

Vista del monte Machapuchare al tramonto dal Campo Base dell'Annapurna, Nepal

Concludiamo questa tappa con un’immagine che ci commuove più della vista delle stesse montagne: un signore non vedente, accompagnato da una guida, di ritorno dal Campo Base. Ci siamo fermati a lungo a osservare quella scena e a riflettere.

Siamo partiti con l’idea di vedere l’Annapurna — di cercare le montagne con lo sguardo, di essere tristi quando le nuvole le nascondono e felici quando una vetta finalmente appare all’orizzonte. Ma quell’incontro ci ha insegnato qualcosa di più profondo: forse la vera gioia del cammino non è vedere, ma vivere.

Camminare significa sentire ogni passo, ascoltare i suoni del bosco, percepire gli odori, i respiri, il ritmo della natura intorno. Semplicemente, esserci, con presenza.

È in quel momento che il trekking diventa qualcosa di diverso: un’esperienza interiore, un modo per scoprire il mondo — e sé stessi — con tutti i sensi.

DovanTip Top Lodge & Restaurant +9779846027793

Tappa 4: Dovan (2500m) – Deurali (3200m)

Questa è una delle tappe più belle e suggestive di tutto il trekking, e segna un cambiamento importante in termini di altitudine, atmosfera e ambiente. Man mano che saliamo, il paesaggio diventa sempre più alpino: gli alberi si diradano, le vette iniziano a dominare l’orizzonte e l’aria si fa più fresca e sottile.

Poco dopo l’inizio del cammino raggiungiamo il tempio di Baraha, situato accanto a una cascata. Il luogo è tranquillo e ci fermiamo a scattare qualche foto. Un cartello lungo il sentiero ci avvisa che da questo punto in poi non è più permesso portare o consumare carne, secondo le regole locali.

Superato il tempio, inizia una lunga scalinata che mette alla prova le gambe, conducendoci fino al villaggio chiamato Himalaya. Seguendo il corso del fiume Modi Khola, camminiamo per lunghi tratti dentro una stretta gola, con alte pareti rocciose ai lati. La salita continua fino a Hinku Cave, una terrazza panoramica che regala una vista spettacolare sulle montagne circostanti. Siamo a pochi passi da Deurali, dove passeremo la notte.

Lorenzo e Martina del progetto Giro.vagamonti lungo il trekking per l'Annapurna in Nepal

Da qui in avanti, il sentiero verso l’MBC (Machapuchare Base Camp) è considerato più esposto al rischio valanghe, soprattutto dopo Deurali. Per questo motivo il percorso viene spesso deviato verso il letto del fiume in alcune zone, riprendendo il tracciato originale solo poco prima di Deurali. Procediamo quindi a passo spedito.

La sera, dopo una giornata intensa, ci concediamo una piccola pazzia. Lungo l’ABC Trek — incredibile, ma vero — tutti i menu propongono pizza e spaghetti. Dopo mesi lontani dall’Italia, non possiamo resistere: assaggiamo la pizza margherita e gli spaghetti pomodoro e formaggio, accompagnati dal nostro amato chai! Gli spaghetti arrivano un po’ troppo cotti, ma in mezzo a un’avventura così straordinaria, tutto ci sembra più gustoso!

DeuraliNew Panorama Guest House & Restaurant +9779846257775

Tappa 5: Deurali (3200m) – ABC (4130m)

Oggi è il grande giorno: arriveremo all’ABC in circa 4-5 ore di cammino. Siamo agitati e carichi di aspettative, perché la meta è vicina e ancora non ci sembra vero. Anche se manca poco, non bisogna abbassare la guardia: questa è una tappa impegnativa per altitudine e dislivello (circa +900 m), anche se tecnicamente il sentiero è semplice.

È possibile avere il fiatone e avvertire alcuni sintomi lievi di AMS, per cui vi consigliamo di andare con calma e bere molto. Il mal di montagna, o AMS (Acute Mountain Sickness), è una risposta del corpo alla diminuzione dell’ossigeno disponibile ad altitudini elevate (sopra i 2500 m). I sintomi più comuni includono mal di testa, nausea, stanchezza, perdita di appetito e difficoltà a dormire. Se i sintomi dovessero presentarsi e peggiorare, la sola cura efficace è scendere di quota immediatamente.

Il sentiero attraversa tratti esposti, con possibile neve anche in primavera o autunno (nel nostro caso si era sciolta proprio qualche giorno prima). Si incontrano morene, boschi, laghi e zone colpite da valanghe. Dopo circa 2 ore di cammino si raggiunge il Machapuchare Base Camp (MBC, 3700 m), ottimo punto per fermarsi per un tè e riposare. Da qui, il paesaggio si apre in una valle glaciale con continuo saliscendi e, dopo altre 2 ore di cammino, improvvisamente siamo arrivati a destinazione.

L’ABC si trova in un anfiteatro naturale circondato da vette che superano i 6000-7000 m. Oltre all’Annapurna I (8091 m), decima montagna più alta del mondo, si possono ammirare: il Machapuchare (6993 m), l’Hiunchuli (6441 m), l’Annapurna Sud (7219 m), il Gangapurna (7455 m), il Tent Peak (5695 m) e il Singu Chuli (6501 m).

Ogni nostra fatica è stata ripagata nel momento in cui ci siamo ritrovati al cospetto di questi giganti: abbiamo immaginato e sognato tante volte questo momento, ma essere qui è più speciale di ogni nostra immaginazione. Ci siamo sentiti piccolissimi, ma fortemente connessi a tutto il mondo attorno.

Ci abbiamo provato diverse volte, ma ci siamo resi conto che ci mancano le parole per descrivere l’immensità di questi paesaggi e la nostra emozione di essere qui. La felicità di essere saliti assieme, contando solo sulle nostre forze, di essere andati avanti nonostante le ginocchia doloranti, la mancanza di allenamento, le piogge pomeridiane e gli zaini, come sempre, troppo pesanti, è impagabile.

Dopo nove mesi in viaggio, ancora non siamo bravi a fare uno zaino leggero… ma osservando i signori nepalesi che trasportano quotidianamente ceste di vimini legate alla testa con decine di kg di merci, il peso dei nostri zaini si ridimensiona.

Dopo nove mesi in viaggio, ci siamo resi conto di quanto ci mancasse il semplice camminare in mezzo alla natura.

ABCAnnapurna Guesthouse+9779846063557

Campo Base dell'Annapurna ABC a 4130 m

Tappa 6: ABC (4130m) – Himalaya (2900m)

Lasciamo il Campo Base con calma, dopo aver ammirato l’Annapurna I completamente libera dalle nuvole: il corpo scende, ma il cuore resta lì.

Abbandonare le montagne e rimettersi in cammino per il ritorno è sempre un momento malinconico. Tra le cime, si instaura una connessione intensa con la natura, che si fa fatica a spezzare. Oltre alla difficoltà emotiva, c’è anche la difficoltà tangibile del dislivello in discesa che ci aspetta.

Fino a Dovan, salvo qualche breve saliscendi, la strada sarà tutta in discesa.

Scalinate infinite lungo il trekking per il Campo Base dell'Annapurna in Nepal

Siccome questo non è un sentiero ad anello, il ritorno sarà lungo lo stesso percorso dell’andata, ma con una percezione diversa: abbandoniamo l’obiettivo e le aspettative e facciamo spazio alla gratitudine e all’assimilazione. Ripercorrere gli stessi passi è un po’ come prendere consapevolezza di ciò che si è vissuto e chiudere un cerchio.

Alcune persone scelgono di raggiungere direttamente Chhomrong in un solo giorno, ma per non affaticare le ginocchia consigliamo di suddividere il ritorno in almeno 2-3 giorni. I bastoncini da trekking sono fondamentali per le discese ripide: vi aiuteranno moltissimo. Se non li avete, potete acquistarli o noleggiarli nei numerosi negozi di trekking a Pokhara o Kathmandu.

Anche seguendo questa strategia, Martina ha avuto un problema al ginocchio. In quel momento ci siamo resi conto dell’accoglienza nepalese di cui tutti parlano: il proprietario di una tea house le ha prestato il proprio bastone da passeggio, mentre una ragazza le ha regalato una crema per dolori muscolari e antinfiammatori.

Ci siamo fermati un giorno a Himalaya, un piccolo insediamento con quattro tea house, circondato da alte pareti rocciose e spesso avvolto nella nebbia, per recuperare energie e riposarci prima di proseguire. Nonostante il freddo, abbiamo passato una piacevole giornata giocando a carte, leggendo un buon libro, scrivendo il nostro diario di viaggio e bevendo infiniti milk tea.

HimalayaThe Himalayan Hotel & Restaurant +9779842283392

Tappa 7: Himalaya (2900m) – Chhomrong (2300m)

Questa tappa è una delle più impegnative a livello muscolare, con un lungo saliscendi che si fa sentire in ogni passo sulle gambe. Il sentiero parte in discesa, a tratti ripido e scivoloso, e richiede attenzione ai gradoni di pietra.

Superati Dovan e Bamboo, si torna lentamente a un ambiente più verde e rigoglioso, quasi una giungla, con felci giganti e il continuo sottofondo dei suoni d’acqua e degli uccelli. È un tratto ombreggiato e bellissimo!

Bosco incantato lungo il percorso per il Campo Base dell'Annapurna in Nepal

Dopo Sinuwa, inizia l’ultima grande salita del cammino: ripidi scalini di pietra conducono direttamente a Chhomrong!

Questa volta a Chhomrong il cielo è completamente sereno e ci regala l’opportunità di salutare per l’ultima volta l’Annapurna e il Machapuchare, direttamente dalla camera del nostro hotel: il più confortevole di tutto il cammino.

ChhomrongChhomrong Cottage & Restaurant +9779846756209

Tappa 8: Chhomrong (2300m) – Siwai (1470m)

Al nostro risveglio non può mancare l’ultimo set breakfast con Gurung bread (pane tibetano fritto che ci ha ricordato la nostra piadina fritta romagnola), marmellata di frutti misti dal colore fluo, patate, uova e milk tea. Quanto ci mancherà!

Set breakfast con gurung bread composto da: uova fritte, verdure e patate, milk tea, marmellata e pane fritto tibetano

Partiamo alle prime luci del giorno, perché l’obiettivo è rientrare a Pokhara.

Questa è la tappa dei pensieri che si sciolgono: lentamente torniamo alla realtà e comincia a farsi sentire un po’ di malinconia per questo ritmo lento, fatto di natura e passi.

Dopo pochi metri ripassiamo dal check point per il check out (l’ultimo definitivo, che segna l’uscita dall’area, sarà fatto nuovamente dall’autista a Birethanti).

Un’ultima discesa ci conduce a Jhinudanda, tra campi terrazzati e case in pietra. Dopo aver attraversato il ponte sospeso che segna la fine del villaggio, il sentiero si fa più dolce e scende progressivamente di quota.

Il villaggio di Jhinudanda è famoso per le sorgenti termali, raggiungibili con una breve deviazione. Da qui è possibile prendere una jeep per Ghandruk a 2000 NPR (da dividere tra i passeggeri, massimo 6) e poi una seconda per Pokhara. La cifra richiesta per quel piccolo spostamento ci è sembrata eccessiva, così abbiamo deciso di proseguire a piedi lungo la strada percorsa dalle jeep.

In un primo momento ci siamo pentiti: la strada era interamente sotto il sole e a tratti impegnativa. Proseguendo, la vita ci ha regalato un incontro inaspettato: un gruppo di donne del villaggio è uscito di casa e ha percorso con noi tutta la strada fino a Siwai. Noi con zaino da trekking e scarponi da montagna, loro armate di borsette, crocs e ombrelli. Senza la loro guida probabilmente non saremmo arrivati al punto giusto, perché la strada era bloccata da lavori in corso e sembrava impossibile proseguire.

Arrivati a Siwai, tra motori e polvere, abbiamo atteso il bus che ci ha portati a Pokhara per 400 NPR a persona.

Il viaggio in bus attraverso strade sterrate e strapiombi su burroni è stato molto intenso, ma questa è un’altra storia!

Ci siamo fermati a Pokhara per circa un mese e abbiamo soggiornato in due strutture:

     

      • La seconda è stata la nostra sistemazione preferita tra le due: il prezzo è leggermente più alto della prima, ma la location è davvero speciale, grazie al suo giardino interno e all’accoglienza dei tre fratelli che la gestiscono.

    Se il nostro racconto ti ha fatto emozionare e adesso sogni anche tu di partire, puoi leggere i nostri articoli dedicati e organizzarti al meglio: Trekking al Campo Base dell’Annapurna in autonomia e Preparare lo zaino per un trekking in Nepal.

    Namaste e Buon Cammino!

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